martedì 23 giugno 2015

I Mondi Paralleli - Prologo

Prologo

Era una notte buia e spaventosa. Le finestre vibravano e il vento ululava forte contro i rami degli alberi in giardino. Le foglie emettevano suoni sgraziati e fastidiosi, si staccavano e sbattevano contro i vetri delle finestre e i rami creavano ombre disumane alle pareti. Ci mancava solo la pioggia, che non sarebbe tardata ad arrivare non appena il vento avesse placato la sua ira.
Non riuscivo a dormire, per cui tanto valeva che mi alzassi e scendessi in cucina a prendere un bicchiere d’acqua. Non faceva freddo, nonostante il vento, ma decisi comunque di infilare la vestaglia sul pigiama di cotone a fantasia che mia madre aveva scelto per me. Misi le pantofole e aprii la porta. Nel corridoio c’era una flebile luce, emessa dal riverbero di un lampione sullo specchio appeso alla parete e non ci fu bisogno di accendere altre luci.
Avevo paura del buio. Sembra sciocco ricordarlo adesso, ma dormivo sempre con una lucina accesa. Proprio non sopportavo di svegliarmi nel cuore della notte e ritrovarmi completamente al buio. Sembrava quasi che i miei sensi venissero meno. Sentivo le orecchie tappate, gli occhi persi in un oscuro nulla e mi mancava l’aria.
Comunque sia decisi di proseguire con quella debole luce e scesi in cucina. Entrai e accesi la luce. Poi sentii un fruscio sulla guancia sinistra. Mi voltai di scatto alla finestra, con la paura che qualcuno l’avesse lasciata aperta. Non volevo ritrovarmi con la cucina inzuppata d’acqua quando sarebbe arrivato il temporale. Ma la finestra era chiusa. Allora guardai la porta d’ingresso, ed era chiusa anch’essa. Decisi che me l’ero immaginato. Aprii il frigo, presi l’acqua e me ne versai un bicchiere. Era quel che ci voleva per la mia gola secca. Me ne versai un altro e lo portai in camera, appoggiandolo sul comodino. Mi rimisi sotto le lenzuola e provai a prendere sonno, ma avevo la sgradevole sensazione di aver tralasciato qualcosa. Non riuscivo a capire cosa e non riuscivo a capire quando, ma mi sembrava di aver dimenticato di fare qualcosa. Mi tirai su a sedere, ancora con le coperte sulle gambe e provai a riflettere.
Tutto era cominciato quando ero scesa in cucina e avevo sentito quel fruscio sulla guancia. Sembrava il respiro caldo di qualcuno che ti parla proprio vicino all’orecchio. Un brivido mi percorse la schiena. Non c’era nessuno accanto a me giù in cucina. Era stupido persino pensarlo, ma non riuscivo a scrollarmi di dosso la sgradevole sensazione che ci fosse qualcun altro giù con me.
Fu in quel momento, mentre ero seduta sul letto, che la vidi. Una piccola lucina, che durò soltanto un attimo. Proveniva dal mio medaglione. Quello antico con la pietra rossa. Quello di non so quale bis-bisnonna. Avevo distintamente visto la pietra brillare. La luce proveniva dall’interno del medaglione, ne ero certa. Mi alzai e andai alla scrivania. Presi il medaglione, certa di essere sul punto di impazzire. Prima i sussurri, poi le luci. Ci mancavano solo i conigli parlanti e le visioni del futuro. Mi rigirai lentamente il medaglione tra le mani ma non accadde nulla. Com’era prevedibile. Cosa volevo che succedesse lì, di notte, in pigiama, con un vecchio gingillo tra le mani?

Lo rimisi a posto. Non ero certa che fosse successo niente di quello che mi ero immaginata, quindi decisi di smetterla con quegli stupidi e inconcludenti pensieri e tornai a letto. Il vento sembrava essersi calmato, segno che la pioggia stava per arrivare. Un flash improvviso irruppe dalla finestra e pochi attimi dopo il più forte tuono che avessi mai sentito mi fece trasalire. Mi coprii la faccia con le lenzuola, mi raggomitolai su me stessa e finalmente chiusi gli occhi.

Al di là del velo

Gocce insistenti, figlie di una pioggia battente,
Coprono ogni centimetro della mia pelle,
Come un velo da cui non posso liberarmi.
Ti vedo, al di là del velo,
Lento, inesorabile, scivoli via da me.
Combatto contro il gelo che mi assale,
Contro il velo che mi blocca anche il respiro.
Sei andato via, sparito nelle pieghe del mondo.

Avrei dovuto afferrarti.

Domani

Sassolini crepitano sotto le suole,
Cammino,
Nelle mani i sogni che avevo,
Scivolano,
La strada che ho fatto,
Quella ancora da fare.
Ma è già domani.

The Nightmare of Love

Waking up,
Drops on the pillow,
Tiny, silver tears of moon.
Night is a love dream
For dreamers who still believe.
But it’s not a fairy tale,
Fairies won’t fly again
With their sparkling wings.
Hundred and hundred knives
Stab and stab again
The lonely, believer heart.

The Nightmare of Love begins.

mercoledì 10 giugno 2015

Fall

Cold, crackling carpet,
under my bare feet,
turn left, turn right,

and it’s fall, it’s fall.

lunedì 1 giugno 2015

In Stazione

In questo freddo
Penetrante,
Sento le mie ossa
Scricchiolare,
Pallido eco
Di un cuore in tumulto.

Ottobre 2009